Siamo stati in Toscana a visitare un piccolo gioiello della viticoltura
Parliamo della tenuta vitivinicola La Salceta, di Ettore Ciancico che si trova nel territorio della Valdarno.
Una zona con terre a prevalenza argillosa riconosciuta come zona di eccellenza già nel 1716 con il Bando di Cosimo III de’ Medici.
La Salceta, aderente alla FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) è pienamente immersa in questo territorio che si estende fra il torrente Agna vicino al borgo di San Giustino e l’antica strada etrusca e romana CassiaVetus, lungo la via dei Setteponti.
I vini in produzione attualmente, tutti biologici, con vendemmia eseguita manualmente sono:
- Osato 2016, un Valdarno di sopra DOC Rosato. Ottenuto da uve Merlot, Sangiovese e Cabernet Franc. Si ottiene con una diraspatura molto delicata, senza pressatura ma si raccoglie per gravità. Il mosto ottenuto è sottoposto a una vinificazione a bassa temperatura, controllata in serbatoio d’acciaio.
- Ruschieto 2014, IGT Sangiovese. Una vinificazione particolarmente accurata, a partire dalla diraspatura che è stata eseguita delicatamente e con una pigiatura molto parziale. Quindi il mosto ha iniziato la fermentazione in piccoli tini di acciaio. Vengono eseguiti rimonte e délastage; temperatura di fermentazione controllata; la fermentazione e macerazione si sono svolte in circa 30 giorni, con l’effettuazione della fermentazione malolattica. Dopo la svinatura il vino viene affinato per circa 2 anni in tini di acciao e controllato continuamente nella sua evoluzione. Imbottigliato e messo in commercio dopo sei mesi circa di affinamento in bottiglia.
- La Nocetta, IGT Toscana rosso 2015. L’uvaggio è al 60% Sangiovese e 40% Cabernet Franc. Stesso trattamento per la vinificazione eseguito per il Chianti ma dopo la svinatura resta in tini d’acciaio per “solo” 2 anni e dopo l’imbottigliatura per 1 anno in cantina.
Oltre al vino La Salceta produce anche un Olio Extra Vergine IGP Biologico “Il Poggiolo” che è un blend di varietà tipicamente toscane come Leccino, Moraiolo, Frantoio.
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La Salceta, storia ed obiettivi
L’obiettivo di Ettore Ciancico, fin dall’inizio, è stato di dar vita ad una azienda vitivinicola in totale equilibrio con il territorio. E quando solo in pochi ne parlavano La Salceta era già impegnata a sviluppare una produzione biologica rispettando gli equilibri enologici della Valdarno.
Infatti l’impegno a difesa del territorio si concretizza nel promuovere la Val d’Arno di Sopra DOC che ha l’obiettivo di tutelare e promuovere i vini e la viticoltura di qualità del Val d’Arno.
La partenza del progetto La Salceta si colloca alla fine degli anni 90 e l’approccio di Ettore Ciancico è stato quello che dovrebbe essere l’obiettivo di un buon “amministratore” di qualunque azienda: gestire e lasciare ”l’azienda”, in questo caso il territorio, meglio o quantomeno non peggio di come lo si è trovato.
“La parola magica che guida il nostro lavoro è equilibrio” ci dice Ettore Ciancico, “del territorio, della particella coltivata, della vigna in tutte le sue parti che può avere bisogno di interventi diversi a seconda delle necessità”.
“La cosa che più mi ha conquistato è il progetto, la possibilità di innovare, grazie alle conoscenze enologiche odierne nel rispetto della tradizione del territorio.
Quando penso a un vino, se posso fare un paragone con la mia attività professionale, è come progettare un’automobile, ci vogliono anni di lavoro per definire il progetto. Così è per il vino. Io ho in mente un vino, per il quale ho piantato la vigna nel 2017, e sono 3 anni che ci penso e ancora non so come uscirà.
È un processo che alla fine sarà durato 7/8 anni. Questi sono i tempi della natura che troppe volte ci scordiamo o che molti ignorano”.
“Questa è la differenza fra l’industria del vino, che produce in ogni caso ottimi prodotti, ma alla quale manca il cuore e un tipo di programmazione che sappia rispettare fino in fondo la vigna.
A livello tecnologico, noi vignaioli indipendenti, non siamo lontani dalle grandi industrie. La conoscenza è diffusa, oggi io sono certo di utilizzare i prodotti giusti che mi consentono un trattamento adeguato delle mie vigne rispettandone la biologicità, rendendo la pianta attiva nel processo di difesa, senza sostituirsi ai suoi meccanismi naturali.
Non devi mettere una corazza sopra la pianta, la devi solo aiutare a difendersi”
Domanda: Come si può fare per far apprezzare questo lavoro al consumatore?
“Bisognerebbe far passare il processo per ottenere un vino come un fatto di cultura, storia e sedimentazione. Il mercato è composto, schematicamente, da consumatori consapevoli, che sono una nicchia, e da un consumo di massa chi si orienta in base al prezzo e poche altre variabili”.
[pullquote_left]”Dovremo saper conciliare tradizione e innovazione. Così ce la faremo”.Ettore Ciancico[/pullquote_left]
“Una svolta che favorisce le nostre produzioni di qualità è quella dell’enoturismo che è molto importante. Non vengono solo a vedere le vigne e il territorio ma sempre più riceviamo persone che vogliono informarsi, conoscere la storia dei vini e dell’azienda, incontrare il produttore, assaggiare. A quel punto il prezzo, se pur importante, non è più una discriminante assoluta per la scelta”.
“Oltre a questa nicchia di consumatori anche nella grande distribuzione ci sono evoluzioni interessanti. Sempre più spesso ci sono organizzazioni che creano spazi di promozione del territorio dove anche i prodotti di qualità delle aziende indipendenti trovano spazio”
Domanda: per il futuro che evoluzione vede per le produzioni di qualità?
“Non è facile rispondere. Io spero che il progresso tecnologico ci metta a disposizione gli strumenti per aumentare la resistenza naturale dei vitigni che oggi abbiamo. Non credo nei nuovi ibridi dai quali escono altri vini.
Io voglio un Sangiovese che sia vero, genuino come sempre prodotto nel nostro territorio. Unitamente a trattamenti fatti con i droni che ti permettono di vedere quali piante ne hanno realmente bisogno. Fra pochi anni sarà una realtà. ”